La Cassazione: giuste le critiche ai magistrati che sbagliano
La sentenza: i media possono «richiamare l’attenzione sulle conseguenze dell’operato della magistratura»
ROMA - I mezzi di comunicazione possono «richiamare l’attenzione sulla gravità delle conseguenze dell’operato della magistratura » anche con «toni oggettivamente aspri e polemici» sui magistrati che sbagliano, specie se una decisione «incide sulla libertà dei cittadini». E «la continenza formale non può equivalere a obbligo di utilizzare un linguaggio grigio ed anodino, in quanto in essa rientra il libero ricorso a parole sferzanti e pungenti». Dunque «la libertà di espressione va tutelata nel modo più ampio», seppur sempre «a condizione che l’autore non trascenda in attacchi personali diretti a colpire, sul piano individuale, senza alcuna finalità di interesse pubblico, la figura morale del soggetto criticato».
Con questa motivazione, la Corte di Cassazione ha assolto, perché il fatto non sussiste, un cronista de l'Unione Sarda dall’accusa di diffamazione aggravata. Suprema Corte (quinta sezione penale, sentenza n. 37442)
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