Promesse e tradimenti
Kurdistan terra divisa, compendio storico
Mauro di Vieste
PARTE SECONDA
CAP. 1 - LE ORIGINI
1.1. DALL'ANTICHITÀ' AL XVIII SECOLO
Le origini del popolo curdo sono oscure e tuttora oggetto di controversia. La tesi più verosimile è che si tratti di una popolazione indoeuropea stabilitasi nella regione che abbiamo definito Kurdistan, e che per motivi geografici sia entrata in contatto con le popolazioni iraniche. Secondo B. Nikitine c'è anche la possibilità che si tratti di una popolazione autoctona come i Caldei, i Georgiani e gli Armeni, che in seguito abbia adottato un idioma iranico.
Sull'origine dei Curdi abbondano le leggende; secondo una di queste leggende citata da Masudi, uno storico arabo del X secolo, nelle "Preghiere d'Oro", un re persiano decise di mandare come omaggio a re Salomone quattrocento verginelle. La carovana che le trasportava fu però assalita dal diavolo, e le verginelle caddero in tentazione. Relegate su montagne lontane, le concubine infedeli ed empie che avevano ceduto alle tentazioni del diavolo, avevano dato alla luce dei bambini, che sposatisi tra di loro avevano dato vita alla razza dei Curdi.
Un'altra leggenda molto famosa narra del tiranno Zuhak che aveva due tumori sulle spalle che gli procuravano dolori indicibili, in quanto ne uscivano fuori due serpenti che si nutrivano del suo cervello. I medici non sapevano come guarirlo, ma Satana gli consigliò di mettere sulle ferite due cervelli di adolescenti ogni giorno. Il tiranno, impietositosi delle sue vittime, cominciò a sostituire il cervello degli adolescenti con quello di pecore, e così gli scampati si rifugiarono sulle montagne, dove si moltiplicarono col tempo.
Intanto in città viveva un fabbro di nome Kawa i cui nove figli erano stati uccisi dal tiranno. Kawa, rivoltatosi per la morte del suo ultimo figlio, fece del suo grembiule uno stendardo e raccolse così tutti gli abitanti della montagna, con i quali attaccò il palazzo del tiranno, che fu messo a morte. Tutto questo succedeva il 21 marzo del 612 a.C., per cui i Curdi considerano Kawa il loro padre e i giovani della montagna i loro antenati, e il 21 marzo rimane la festa nazionale del Nawroz (nuovo anno).
Il documento più antico di provenienza certa che riferisce di un popolo che può essere quello curdo è senz'altro l'Anabasi di Senofonte. Sull'Anabasi studiò anche Alessandro Magno, prima che partisse alla conquista della Persia. La storia racconta di un esercito di diecimila mercenari greci al seguito di un principe persiano, che partecipò ad una guerra di secessione persiana. Dopo che il principe persiano fu ucciso a tradimento, i diecimila iniziarono la ritirata passando per i monti Zagros. Qui si imbatterono nei Karduki, che facendo rotolare dei massi dalle montagne, riuscirono a rompere la gamba ad un soldato greco: questo avveniva tra il 401 e il 400 a.C.
Esistono inoltre antiche scritture sumere risalenti al 2000 e al 1000 a.C., che riferiscono l'una di una regione chiamata Karda-ka e l'altra Kurti-e. Altre scritte cuneiformi parlano del popolo dei Guti o Kuti, che gli Assiri riportano come Gardu o Kardu. Sono queste tribù Kuti che formano l'impero dei Medi o ne vengono integrati? Abbiamo notizia tramite tavole in pietra ritrovate nei pressi del lago Urmia, che tra l'825 e l'800 a.C. il re dell'Ararat Menouash, conosciuto anche col nome di Mani Chari Chanamei, effettuò delle spedizioni contro i re assiri Selim Nasser e Atur Naz Brial, per evitare che fossero loro ad attaccare il suo reame. Certa è la presa di Ninive, capitale dell'Assiria, nel 606 a.C., da parte dei Medi che verranno poi sconfitti da Ciro il Grande, il quale non riuscì mai ad assoggettarli completamente per motivi squisitamente geografici.
Con l'espansione arabo-islamica, la storia dei Curdi comincia ad essere certa. Il primo contatto tra Arabi musulmani e Curdi avvenne con l'occupazione di Tikrit e Hulwan nel 637. Masudi riferisce delle varie spedizioni che il califfo Omar dovette inviare contro i Curdi di Ahwaz nell'attuale Khuzestan, i quali si battevano per al-Hurmuzan, il governatore persiano di quella regione. Quantunque l'Islam fosse stato imposto, il curdo più famoso è anche il grande campione della "nuova religione". Si tratta di Saladino (curdo di padre), il grande guerriero musulmano che nel 1192 sconfisse i Crociati di Riccardo Cuor di Leone, dopo aver riconquistato Gerusalemme nel 1187. Nato a Tikrit (città natale di Saddam Hussein e di gran parte dei quadri dell'esercito iracheno), fondò la dinastia Ayyubi che rimase al potere nel regno d'Egitto e Siria ed arrivava ai confini dei monti Zagros; la dinastia si estinse nel 1252. E' difficile capire come mai Saladino non divenne re del Kurdistan, visto che i Curdi combatterono per lui: è certo però che in "patria" gli fu contestata addirittura la leadership della dinastia Ayyubi.
Tra l'XI e il XVI secolo il Kurdistan visse tre invasioni. La prima, quella turca, risale al 1051; la seconda dilagò nel XIII secolo quando i Curdi, che erano già in guerra contro l'impero degli Ilkhan persiani, si trovarono a fronteggiare la grande invasione mongola. Oltre al confronto militare, i mongoli sfruttarono le rivalità tra Curdi e cristiani, nei loro tentativi di penetrazione.
Le principali battaglie furono quelle di Chahrizur nel 1247, di Diyarbekir nel 1252, di Kermanshah e Arbil nel 1257, e infine nel 1259 nell'Hakkiari e a Djezire. In questa occasione fu decisiva l'alleanza dei principi curdi con i sultani mamelucchi, che insieme riuscirono a sconfiggere i mongoli. L'ultima invasione fu quella di Tamerlano (Timur-lenk) il grande conquistatore turcomanno che si scontrò con i Curdi nel 1402. Tamerlano rimase affascinato dal senso della giustizia del principe curdo di Bitlis, e ciò valse un buon grado di autonomia anche ad altri principati curdi finché rimase in vita. La morte di Tamerlano portò infatti a guerre sanguinose con altre tribù turcomanne: soprattutto la tribù Ak-Konyunlu, della dinastia Bayandur, praticherà una politica sistematica di sterminio nei confronti dei Curdi.
Ancora un secolo di guerre sconvolse il Kurdistan fino alla battaglia di Gialdiran nel 1514, che vide lo scontro fra i due grandi imperi del Medio Oriente, il persiano e l'ottomano. Il trattato di Gialdiran che ne seguì, sancì la definitiva divisione del Kurdistan in due sfere di influenza, ma fu proprio sfruttando la rivalità fra lo Shah di Persia e il Sultano ottomano che i principati curdi riuscirono a garantirsi una propria autonomia.
Il trattato fece passare sotto il controllo della Sublime Porta la maggior parte del territorio curdo e Selim I, il Sultano che lo firmò, diede una organizzazione di tipo feudale ai nuovi territori nominando governatore unico Hakim Idriss, principe di Bitlis. Fu proprio Idriss che organizzò amministrativamente il territorio in sangiaccati, creando una serie di province cuscinetto ai confini con la Persia e la Georgia. Diversa era invece la situazione in Persia dove lo Shah Ismail cercò di imporre ai territori curdi solo governatori persiani. La stabilità politica venne così raggiunta sia sfruttando le rivalità fra Shah e Sultano sia conservando la maggiore autonomia concessa dalla Sublime Porta. Nei secoli successivi si svilupparono le arti e la letteratura e, all'inizio del XIX secolo, troveremo una società curda identica a quella descritta nello Charaf Nameh due secoli prima. Il tramonto dell'impero ottomano segnerà anche la fine dell'autonomia dei principati curdi. I primi sollevamenti dei feudatari, gelosi dei privilegi acquisiti o aspiranti ad una maggiore giustizia sociale, caratterizzeranno tutti gli avvenimenti storici del XIX secolo.
domenica 12 ottobre 2008
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